Voce su Fiumefreddo di Sicilia (Fiume freddo, nel testo) alle pagine 462-463, tratta dal Dizionario topografico della Sicilia, testo originario di Vito Amico ripreso ed aggiornato da Gioacchino Di Marzo, edito a Palermo da Salvatore Di Marzo nel 1858:
“Fiume freddo. Lat. Flumen frigidum. Sic. Xiumi friddu (V.D.) Così appellano l’amplissimo fondo presso l’Onobala o il Cantara tra Nasso o Mascali, donde riconosce origine il fiume del medesimo nome; imperocché la fonta non lungi dalla torre talmente abbonda in copia di acque, da formare un ampio e sommamente gelido fiume, che scaricasi ad un m. circa nel mare vicino; nè accrescesi per le piogge invernali, nè decresce nella state, talmentechè può facilmente passarsi a nuoto; gli proviene la freddezza dalla neve del vicino monte Etna, alle di cui orientali radici stendesi il territorio. Disserlo gli antichi Asine come altrove notammo, alla di cui sinistra notai dicendo di Archageta esservi stato il delubro di Venere. Di ciò che poi si appartiene alla molto famosa torre, stavale attaccata la Chiesa detta di S. Giovanni di Fiume-freddo; diede quella in dono il Conte Ruggiero al Vescovo Giacomo Mennuges colle circostanti terre; ed indi questi alla sua morte assegnolla a Gioeni Vescovo di Catania, come costa dai suoi diplomi vergati in greco, e segnati dall’anno del mondo 6611, nel tabulario della Chiesa di Catania, donazione confermata dal Vescovo di Messina nel 1106. O concesselo a laici qualcuno dei successori di Gioeni, o perdettero i Vescovi il territorio usurpato sotto l’Imperator Federico con altri beni della medesima chiesa dissipati. Quinci notasi nel 1408 a Signore di Fiumefreddo nel censo del Re Martino Zaccaria di Parisi, cui succedettero i figliuoli sino al secolo XVI. Se l’ebbero negli scorsi anni i Lazari nobili Messinesi col titolo di Baroni, e l’ottenne finalmente la famiglia Gravina (1).
(1) Oggi Fiumefreddo è un comune n provincia di catania da cui dista 26 m., distretto di Acireale donde 16m., circondario di Linguaglossa da cui 9m. ed in diocesi di Messina. Contava nel 1798 soli 500 abitanti, 709 nel 1831 e 633 nel fine del 1858. L’aria è malsana, e se ne estende il territorio in sal. 580,253, delle quali dividento in culture, 19,550 in giardini, 5,495 in orti alberati, 6,451 in canneti, 58,604 in seminatorii irrigui, 14,320 in seminatorii alberati, 88,700 in seminatorii semplici, 77,540 in pasture, 2,654 in oliveti, 294,670 in vigneti alberati, 2,762 in ficheti d’india, 8,018 in mandorleti, 1,489 in suoli di case campestri. Ebbesi gli antichi il fiume di nome di Aci ad indicare il corso delle acque veloci al par di una saetta indicata dal nome; fu detto poi Hasines, Assin o Acesines, ed attesta il Signor Hoffmann nel suo Diz. che la voce Assin valga in siriaco idioma appunto Fiume freddo, con che dunque siamo in chiaro aversi anche avuto anticamente il nome dal suo carattere principale. La cagione della freddezza fu dai nostri scrittori, trai quali Amico (V. Asine), attribuita alle nevi liquefatte dell’Etna che vi scorrono; ma le acque di questo fiume, osserva ottimamente il Recupero nella St. dell’Etna Vol. 1 pag. 155, sono per ben 20 m. distanti dalle nevi perpetue del monte e superano sommemente in freddezza quelle di S. Giacomo e di Calanna che ne sgorgano a non più di 3 o 4 m. e ne sono un vero scolo; sono queste piuttosto fresche che fredde, ma bagnandosi la mano di quelle altre si riceve una impressione più acuta che al toccarsi del ghiacio; immergendosi il mercurio per ben 12 gradi da quel che toccava in sulla ripa mentre nelle acque comuni si è uno o due gradi meno il calor dell’atmosfera e 4 in quelle di Calanna e di S. Giacomo. Distrutta adunque a cagione di freddezza le nevi dell’Etna, bisogna indagarne la vera cagione, ma bisogna anche prima osservare un effetto delle acque, qual si è di nuocere considerabilmente alla più gran parte dei viventi bevute, producendo dolori ventricolo spasmodici e crudelissimi, e spesso mortali al bestiame. L’esperimento operato dal Can. Agatino Recupero per una dolce distillazione di quell’acqua lasciò nel fondo un sale alcali puro senz’altra materia, ma un tal sale molto frequente nelle altre acque del Mongibello non dà nè il grado di freddo nè l’effetto nocivo; ma ponendo mente ad esaminare la nera arena del letto del fiume, venendo essa attirata in copia dalla calamita, appoggiandosi al senso comune ricavato da grandi sperienze che questa non attiri se non il ferro, bisogna conchiudere che non altro sia quel sedimento che una terra marziale, una miniera di ferro terrificata fangosa di acerbo sapore di vitriolo marziale, il che non lascia dubbio alcuno sulla natura vitriolica, la quale è cagione della somma freddezza e del nocumento. Ma se nell’acqua non si rinviene vitriolica sostanza ma solamente il sale alcali, come mai l’acido vitriolico comunicarvi quelle due qualità nnon esistendovi? E qui viene in difesa la osservazione del Signor Wallerio Hydr. Cap. $ 8. p. 208 il quale distingue il vitriolo volatile dal fugace, essendo il primo un vapore o esalazione sensibile ed acida che si eleva donde avesse fatto effervescenza il vitriolo per la cozione o evaporazione che non si risolve in fumo o vapore ma cambiando natura, affatto sparisce, e ciò principalmente quando la sostanza vitriolica si unisce con qualche sostanza alcalina. Verificandosi dunque nella nostra acqua una tale unione, rendesi affatto insensibile ed impercettibile la sostanza vitriolica, non lasciando però di comunicare all’acqua i caratteri della freddezza e del nocumento. Potrebbesi intanto riprendere come possono due sostanze in se stesse contrarie ritrovarsi in un acqua medesima; ma sebbene il vitriolo volatile divenga fugace combinandosi coll’alcali, non deve verificarsi ciò subitamente nell’acqua col sale vitriolico ed alcalico, avviene però quando si uniscono ed attraggono i due sali e si opera la novella loro recomposizione per la quale perdesi il vitriolo, perlochè possono a lungo le due sostanze dimorar nell’acqua senza ricomposizione; il che si conferma da Hoffmann e da Slave. Il corso del Fiumefreddo non è di più di un m.; la permanenza delle sue acque che non mai si accrescono o decrescono per qualunque accidente si attribuisce dal Sig. Henchel generalmente a corso sotterraneo da luoghi lontani, ed alle parti minerali di che si compongono; nutriscono delle mignatte, anguille, e delicatissime e molto grosse trote, e vi germogliano il juncus acutus di Linneo, e la Marchantia polimorpha.”
dizionario topografico della sicilia – frontespizio
dizionario topografico della sicilia – pag 462
dizionario topografico della sicilia – pag 463